Soffitto
Il martirio di San Pantalon
Nulla è paragonabile alla magnificenza che si ammira non appena si volge lo sguardo in direzione del soffitto: quello che può apparire come un affresco ben riuscito, è in realtà un dipinto mastodontico eseguito ad olio su tela (40 tele unite fra loro), una sbalorditiva opera di sorprendente abilità che, con i suoi 443 metri quadrati, è considerata la più grande al mondo. Il dipinto presenta il Martirio e la Gloria di San Pantaleone, opera del maestro veneziano Giovanni Antonio Fumiani, pittore specializzato nella realizzazione di scenografie teatrali, che la realizzò tra il 1680 e il 1704. L’opera ripercorre i momenti della condanna a morte di san Pantaleone (il santo, posizionato sopra la cappella maggiore, è ritratto seduto in tutto il suo luminoso splendore nell’atto di subire l’ingiusta condanna) da parte dell’imperatore Galerio Massimiano (sul lato destro seduto in trono vestito di porpora).
La scena del martirio si trova sul lato sinistro: i carnefici circondano Pantaleone esibendo gli strumenti del supplizio: una bastone, una corda, un uncino. Al centro si celebra il trionfo di San Pantaleone accolto in Paradiso da Cristo e da una moltitudine di angeli che gli porgono la corona della gloria e la palma del martirio, tra ghirlande di fiori e strumenti musicali. Sotto la scenografica ambientazione del martirio del santo, separati dal maestoso architrave aggettante, sono distribuiti i dodici Apostoli, a due a due nella serie dei pennacchi sopra le arcate che introducono alle cappelle. Agli angoli della controfacciata sono ben leggibili le quattro Virtù cardinali: la Fortezza e la Temperanza (a destra), la Giutistizia e la Prudenza (a sinistra). Verso il presbiterio vi sono le tre Virtù teologali: la Speranza appoggiata ad un’ancora e la Fede con il calice, a destra; la Carità, attorniata da bambini, che viene raddoppiata, in una scena di Assistenza agli infermi, per occupare l’ultimo spazio libero, a sinistra. Sul lato sinistro del soffitto e sopra la controfacciata sono compendiati negli oggetti spezzati (una corda, un uncino, un bastone) in mano ai carnefici, gli strumenti utilizzati per i numerosi martiri cui fu sottoposto Camaleone e che superò per l’intervento salvifico di Gesù stesso, presente accanto a lui nelle sembianze del maestro Ermolao. La vittoria sul male è raffigurata anche, nell’angolo di destra del soffitto, nella punizione di alcuni diavoli fatti precipitare da un angelo con la spada e nelle grandi ligure allegoriche della fascia inferiore. Sopra l’arcata verso il presbiterio, la Fede e la Speranza sorreggono il martire nel momento decisivo della sua vita; sul lato destro, la Giustizia e la Pace sono accoppiate secondo la promessa dei tempi messianici. Di fronte, vinti e delusi, stanno l’Orgoglio e il Furore. Il grande angelo che fuoriesce dall’arcata centrale con la palma del martirio e il giglio introduce al Trionfo dell’Euraristia nel presbiterio. L’offerta di pane e il vino fatta ad Abramo appare, secondo l’interpretazione patristica, figura dell’eucarestia e si trova in asse con l’altare sottostante, dove si rinnova nella celebrazione della messa, il sacrificio della croce. Il calice e l’ostia, irradianti luce divina, occupano lo spazio centrale e invitano all’adorazione; la sottostante figura femminile, dolcemente abbracciata a un bambino, è nota allegoria della Carità.